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Di nuovo online con Il Piacere di Scrivere

Tempo di lettura:7 Minuti, 48 Secondi

Questa volta, un post personale, forse uno dei pochi che mi sono concessa e che mi concederò su questo blog.

Un’attesa snervante

Avevo promesso questo rinnovamento online 3 giorni fa. Purtroppo, dei disguidi con la carta di credito mi hanno impedito di ripartire nei termini stabiliti, ma spero che l’attesa per voi sia stata meno snervante rispetto alla mia e che siate curiosi di scoprire ogni angolo del nuovo template. Personalmente, mi sono sentita come quando avevo tra le mani un giocattolo nuovo a tre anni quando l’ho ricevuto e rappresenta in pieno ciò che il blog è oggi.

In realtà, questo “guaio” (per così dire) è frutto di un periodo di crisi profonda o, se vogliamo, di incubazione, che è partito da Marzo di quest’anno. Sono tanti mesi, ma ci volevano tutti.

Prima di partire, almeno un grazie

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Ringrazio e mi scuso troppo spesso, ma la trovo una dote. Ammetto che possa diventare fastidioso alla lunga, ma perché ci siamo disabituati all’uso di queste parole. In questi ultimi giorni, sono stata a metà tra l’Orlando Furioso che perde il senno sulla Luna e Yuno Gasai e quindi vorrei dare un personalissimo Arigatou Gozaimashita ad alcune persone che mi hanno aiutato sia a livello tecnico (Giannicola di Affiliarsi, Alessandro di DominiOk e Francesco di Malgrado Poi), sia sopportandomi materialmente con telefonate, messaggi e quaderni buttati all’aria (Giuseppe Raffaele Puppo, Annalisa Rizzi e la mia dolce mamma TempestaMora).

Un nuovo obiettivo

Come sapete, il primo obiettivo del blog era stato l’incontro tra autore e casa editrice. Un obiettivo riuscito per quanto un blog possa fare: gli autori si sono presentati al meglio con le loro opere negli anni (interviste/recensioni) e le case editrici hanno potuto inserire qui concorsi e iniziative.

Avrei potuto chiuderla qui e Il Piacere di Scrivere sarebbe stato un blog come millemila se ne trovano nella Rete, ma non so mai accontentarmi. Voglio sempre crescere. Così con il nuovo restyling, mi sono data anche un altro obiettivo, forse più ambizioso e meno concreto a prima vista: fare letteratura.

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Sì, ma che vuol dire? Tutti sognano, tutti pubblicano, tutti scrivono con l’aspirazione di una fama. Allora ho pensato che al mondo esistano tanti libri, ma solo quelli che sono in grado di lasciare un segno nelle persone, migliorandole, sono libri veri. Così voglio il mio blog. Voglio che faccia letteratura, che migliori la vita di chi ne entra in contatto, anche in modi assurdi e inaspettati se capita.

Voglio che guardi al mondo, che sperimenti cose nuove, che giochi, che ogni tanto cada e si rialzi. Questa è la vita di un bambino di quattro anni e questo è il mio blog. Quindi adesso, con qualche NO in più, si fa letteratura.

Punti controversi

Cambiare porta sempre qualche remora e qualche chiarimento in più da dare. Prima una piccola precisazione: il nuovo tema inserisce il numero delle visite sull’articolo a partire dal 16 Agosto, quando il trasferimento da Netsons a DominiOk è stato completato. Quindi, non temete: è normale che le condivisioni siano superiori alle views, almeno per gli articoli redatti fino a questo momento. La cosa dovrebbe risolversi a partire da questo articolo.

Sul “nuovo corso” ho preso delle decisioni controverse, a tratti polemiche. Come al solito, una mazzata per gli autori e una per i webcosi, così siete tutti offesi e nessuno si sente escluso XD.

Ci saranno molti “No” rispetto al passato

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Se vogliamo fare informazione, non possiamo recensire/intervistare chiunque arrivi. Dovremo necessariamente dire di “No”, per smetterla di aiutare solo un autore e iniziare ad aiutare più autori possibile. Mi spiego con un esempio: se un autore mi dice “Tu non aiuti gli autori perché non recensisci, a che mi serve questo sito?” non ha capito niente di questo blog e della sua storia.

Un blog che aiuta gli autori non è uno spazio fisico che lascia 200 parole in croce e che poi abbandona al suo destino l’autore. Per me, un blog che aiuta gli autori è un blog che affronta i loro problemi e che tenta di risolverli. Da questo punto di vista, è più utile per l’autore sapere come non farsi penalizzare da Facebook se fa un giveaway piuttosto che la recensione dell’ennesimo collega che ha pubblicato l’ennesimo libro a 99 centesimi (e lo dico da auto-pubblicata).

Quindi, se pensate che il vostro libro possa davvero essere un’ispirazione per chi lo legge o se pensate sia un libro vero (nella definizione detta sopra), contattatemi. Altrimenti, lasciate perdere che cestino.

Condivisione = Commento quindi addio commenti

Parto da lontano: in tanti tra voi, in questi mesi, mi hanno consigliato/aiutato a ritrovare la mia identità. Ovviamente, ognuno con la sua idea, che rispetto e apprezzo. Mi sono così guardata intorno e il mondo del web in alcuni casi mi ha deluso profondamente. Ora, lavoriamo nella comunicazione e facciamo marketing. Va benissimo. Il problema è che anche ciò che non era marketing lo è poi diventato, ingabbiandoci.

Se il visual marketing ha una sua ragione di esistere e il personal branding pure (se fatto senza accanimento), noto con profondo dispiacere che molte cose comuni sono state estremizzate tanto da diventare insostenibili. Un esempio è il comment marketing, utilizzato tranquillamente come strategia per farsi conoscere come brand.

L’idea è che io mando un commento prima di tutto per farmi conoscere, naturalmente accendendo la discussione e in linea con quanto espresso nel post che leggo. L’idea principale, però, non è più che io lascio un commento perché quell’articolo mi piace/non mi piace/ha uno spunto interessante/ecc. E’: “Io ho la mia lista di blog che seguo, che so che possono aiutare il mio brand, bene a prescindere si fa comment marketing, poi la persona è brava quindi uno spunto lo trovo”.

So che state pensando che dica questo perché non ricevo commenti da tempo (e non nego questo secondo fatto), ma aggiungo una seconda provocazione prima di concludere. Cosa fanno i non-addetti ai lavori, cioè gli utenti che stanno al massimo su Facebook/Twitter (difficilmente entrambi) per un massimo di due ore? Quando succede qualcosa, lo commentano SUI SOCIAL.

Questo è ovvio, lo sappiamo tutti e non vogliamo dircelo: altrimenti non avremmo messo sui nostri siti il plugin per i commenti di Google Plus, quello per Facebook o il mitico Disqus (che ci conviene anche come contatti)! Io ho messo questi strumenti e, provandoli tutti, ho sempre trovato qualche utente che mi diceva di essere tagliato fuori per l’utilizzo di quel plugin piuttosto che di qualcun altro.

Con la configurazione normale, non avevo commenti. Ok, so che state dicendo che sono io che non so scrivere una call to action efficace, che dico tutto e quindi nessuno commenta perché non lascio curiosità o dubbi, ecc. Va bene, ma non è il numero che mi dà il valore di quanto scrivo sul mio blog.

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Io qui faccio e voglio fare letteratura: voglio dare valore e do valore a ciò che migliora la vita delle persone che scrivono o che amano la scrittura in via indiretta (intesa come lettura, lavoro, ecc.). Non voglio due, zero o millemila commenti che servono solo per fare branding a qualcuno o per dimostrare che il mio articolo vale. Preferisco stare senza commenti, ma sapere di aver fatto qualcosa di buono per chi mi legge. Questo fa un autore vero.

Poi, da copywriter, dovrò necessariamente curare gli aspetti di marketing per i miei clienti (content, comment, social, ecc.), ma qui io faccio letteratura e non nego a nessuno la possibilità di commentare: potete dire la vostra sui social, in massima libertà, semplicemente condividendo l’articolo e commentandolo in uno stato, come fareste per qualsiasi fatto che vi capiti a tiro.

Intendiamoci, per me è un rischio. Posso ricevere commenti negativi senza saperlo perché non sono taggata o sentirmi dire che sto facendo il più grosso sbaglio come blogger e come professionista. Lo prendo volentieri, perché scrivere significa anche questo. La provocazione comparirà a ogni articolo con la frase: “Commenta questo articolo sui social”.

Una nuova identità

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Luisa Carrada spiegava che dire “Voglio” non basta. E’ necessario essere. Condivido la sua posizione e rilancio con una seconda provocazione, questa volta sul personal branding. I più attenti avranno notato che la mia foto profilo sui social è una semplice A gotica e che il mio profilo Twitter (@annaritawriter) è completamente nero.

E’ la mia seconda provocazione. Il mio viso lo conoscete e la mia voce pure, basta spulciare davvero poco. Per le questioni di lavoro, poi, ci saranno sicuramente nuove dirette. Per i miei video prossimi (a meno che non siano dirette o corsi), vedrete solo la A gotica e la voce mistificata. E’ una provocazione, lo ripeto, e si riferisce all’accanimento verso il personal branding.

Il personal branding è fondamentale per chi lavora nel nostro settore, ma spesso costringe a sembrare sempre felici e contenti, ipocriti oltre ogni limite, tanto da impedirci persino di evitare di inserire negli amici qualche influencer perché “altrimenti sono guai”. Ecco, combatto questo.

Devo essere libera di avere i miei amici e di seguire chi ritengo sia opportuno seguire, a prescindere dai numeri che ha. Quindi, per le mie cose, farò la Lady Roraito della letteratura. Questa è la mia identità, la mia anima e quello che sento.

Ci aspettano molte cose. Abbiamo tanto da scrivere.

 

 

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Annarita Faggioni

Founder e direttrice del progetto Il Piacere di Scrivere, copywriter e scrittrice.
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